Referendum e democrazia: non un progetto elettorale ma una lotta per i diritti politici

“Se lo scorso Giugno si fossero votati i referendum eutanasia e cannabis, Giorgia Meloni ed altri apparirebbero oggi come dei leader sconfitti”. Con queste parole Marco Cappato ha toccato un punto chiave durante la presentazione della Lista per i Referendum e la Democrazia della settimana scorsa.
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“Se lo scorso Giugno si fossero votati i referendum eutanasia e cannabis, Giorgia Meloni ed altri apparirebbero oggi come dei leader sconfitti”. Con queste parole Marco Cappato ha toccato un punto chiave durante la presentazione della Lista per i Referendum e la Democrazia della settimana scorsa.

Un punto che anticipa la ragione alla base della decisione di presentare la lista: l’assenza di democrazia che sta già falsando la competizione elettorale ed è all’origine della crisi del sistema politico-istituzionale italiano.

Ma andiamo con ordine.

Uno dei sintomi più manifesti della violazione di democrazia denunciati dalla lista riguarda proprio i referendum.

Per la prima volta dopo undici anni nell’estate 2021 due referendum di iniziativa popolare su eutanasia e cannabis sono riusciti a raccogliere 1milione e 200mila firme. Un’impresa possibile grazie a una mobilitazione straordinaria in un’estate ancora segnata dalla pandemia, e alla conquista della firma digitale che aveva consentito di superare gli ostacoli all’iniziativa popolare, per i quali l’Italia è stata condannata dall’ONU a seguito di ricorso giudiziario di Mario Staderini.

Il risultato clamoroso di quell’esperienza è stato dilapidato dall’intervento della Corte Costituzionale di Giuliano Amato, che non ha soltanto impedito il voto popolare su alcune delle esigenze di diritti civili più sentite dagli Italiani, ma ha soprattutto disinnescato una vera e propria bomba che sarebbe scoppiata nel sistema politico italiano. Se infatti i referendum si fossero tenuti, avrebbero scompaginato l’agenda e le posizioni dei partiti, imponendo rapporti di forza diversi dallo scenario che raccontano oggi i sondaggi.
Non si entra qui nel merito delle argomentazioni (già ampiamente documentate dai comitati promotori) che hanno dimostrato gli errori e l’azione eversiva e anticostituzionale della Corte. Si rileva, però, come la restituzione del referendum nelle mani dei cittadini, superando gli ostacoli all’iniziativa popolare e riducendo l’arbitrio del giudice costituzionale sull’ammissibilità dei quesiti, rappresenta una priorità assoluta che soltanto la Lista per i Referendum e la Democrazia ha posto al sistema dei partiti, fino ad ora concorde nell’ignorare o osteggiare lo strumento referendario.

La denuncia delle violazioni alla democrazia non si limita allo svilimento dei referendum, e riguarda anche l’iniziativa legislativa popolare. Col termine della legislatura sono infatti decadute le iniziative popolari su cannabis ed eutanasia promosse dall’Associzione Luca Coscioni, senza che, per quasi dieci anni, nè questo parlamento nè il precedente le abbiano mai discusse neanche per un minuto. Se l’art.71 della Costituzione afferma che “il popolo esercita l’iniziativa delle leggi”, l’assoluta sordità delle istituzioni alle proposte dei cittadini rivela ancora una volta il tradimento della costituzione e della democrazia.

Non c’è allora da meravigliarsi se i sondaggi indicano un tasso di astensione vicino al 50% per le prossime elezioni legislative. In questo dato c’è anche l’impossibilità dei cittadini di vedere ascoltata la propria voce attraverso gli strumenti costituzionalmente garantiti: una violazione della democrazia che si riflette nella diserzione delle urne.
E a proposito di elezioni, veniamo qui al punto che costituisce l’ultima e più decisiva ragione dell’iniziativa della lista: le regole discriminatorie che consentono ai partiti già rappresentati in parlamento (seppur votati complessivamente soltanto da un elettore su due) di concorrere alle prossime elezioni con una posizione di assoluto vantaggio.
Questi partiti sono esentati dalla raccolta delle firme per poter presentare il loro simbolo sulla scheda elettorale.  Al contrario, le forze non rappresentate in parlamento hanno ad oggi tre settimane di tempo per raccogliere quasi 60.000 firme, in pieno clima vacanziero di Agosto.

La discriminazione a scapito delle nuove liste è ancor più scottante per le candidature nei collegi uninominali. Non dovendo raccogliere le firme, i partiti rappresentati in parlamento possono indicare i candidati di collegio anche a poche ore dal termine per la presentazione delle liste, fissato il 22 agosto. In questo modo, alle liste costrette a raccogliere le firme è impedito di coalizzarsi con loro: non disponendo dei nomi dei candidati del partito con cui vogliono allearsi, non possono esprimere un candidato comune, e sono così costrette a raccogliere firme su candidature autonome.
Si tratta di una manovra che avvantaggia i grandi partiti evitando loro di concedere candidature ai nuovi arrivati.
Questa è soltanto l’ultima delle assurdità logiche e giuridiche di una legge che non prevede davvero coalizioni con un programma e una candidato premier comune, ma soltanto dei cartelli elettorali, dove  i partiti più favoriti hanno la facoltà esclusiva di accordarsi su candidature comuni nei collegi uninominali.

Contro alcune di queste discriminazioni, si ipotizzano ricorsi  giudiziari come quelli meritoriamente evocati sul Manifesto in un recente editoriale di Felice Besostri ed Enzo Paolini.
Nel frattempo, la Lista per i Referendum e la Democrazia pone ancora più urgentemente il tema della praticabilità della raccolta firme. Su questo la Co-Presidente di EUMANS, Virginia Fiume, è da sette giorni in sciopero della fame, per chiedere la possibilità di sottoscrivere con SPID  le liste elettorali, analogamente a quanto è già consentito per la sottoscrizione di referendum. A sostegno della sua azione, 21 persone hanno deciso di digiunare con lei e di chiedere in una lettera un intervento al Presidente della Repubblica, a fronte del silenzio del governo uscente.
Se davvero il governo dovesse rivelarsi incapace di adottare immediatamente i necessari adeguamenti tecnologici per consentire le firme digitali,  dovrebbe almeno garantire un dimezzamento dei tempi per la raccolta delle firme.

È da queste emergenze che ha preso le mosse la Lista Per i Referendum e la Democrazia: molto più di un semplice progetto elettorale, ma l’unica iniziativa che tenta di cambiare le condizioni di assoluta antidemocraticità della campagna elettorale a cui ci apprestiamo ad assistere, ancora una volta all’insegna dell’inagibilità politica e delle violazioni ai diritti politici dei cittadini.

 

Articolo di Lorenzo Mineo – Coordinatore delle attività Italiane di Eumans

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